Gli X-File di Sicilia: il mistero dell'aereo scomparso
Il 22 Febbraio 1978, tra Ustica e Palermo, sparisce un aereo
privato con a bordo Bepi Cajozzo e due piloti milanesi, Antonio Marchese ed
Ernesto Carcano. Sono esattamente le 16,08 quando il Myster, un moderno Jet privato
molto costoso, capace di volare a quasi 900 chilometri orari a 12 mila metri di
altezza e di portare a bordo sino a 10 persone, sparisce tra Ustica e Palermo;
è il pomeriggio di giovedì 22 febbraio 1978 e l’aereo si trova sulla stessa
rotta e sullo stesso tratto di mare dove, quasi due anni dopo si consumerà la tragedia
del Dc 9 dell'Itavia.
L’equipaggio del Myster è formato da tre uomini, scomparsi
senza lasciare alcuna traccia insieme all’ereo, come se aereo ed equipaggio si fossero
smaterializzati.
Il jet, che stava ritornando da Roma, viene registrato dal
radar come un semplice puntino, un segnale che però, alle 16,08, sparirà
all’improvviso dallo schermo per non riapparire più. Primo importante interrogativo:
può un aereo svanire letteralmente nel nulla? Può farlo senza lasciare alcuna
traccia, nemmeno la più piccola, un detrito, un pezzettino d'ala, un
salvagente? Gli esperti danno una sola spiegazione: se l'impatto avviene con
una certa angolazione con la superficie del mare, l'aereo penetra nell'acqua e
poi si inabissa, ma in questo caso dovremmo ritrovare il relitto in fondo al
mare, invece, quella parte del basso
Tirreno, come vedremo in seguito, scandagliata in lungo e in largo, non ha mai restituito
nessun relitto.
Restano altre ipotesi, e la più ovvia è che il Myster non sia
mai caduto, oppure che qualcuno abbia voluto nascondere il relitto per
occultare verità scomode. A questo punto diventa inevitabile la giostra delle
illazioni, mentre quello che si può notare rileggendo le cronache di quegli
anni, e in particolare quelle relative al periodo tra il 1978 e il 1980, è che il tratto di cielo dove è scomparso il
Myster si è trasformato in una specie di triangolo delle Bermude del basso Tirreno.
Sono numerosi infatti gli incidenti aerei attorno a Punta Raisi e nello
specchio di mare tra Palermo e Ustica. Il primo disastro avviene sei anni prima di quel 22 febbraio,
il 5 maggio 1972, con il DC8 Alitalia che si schianta a Montagnalonga, un incidente
su cui gravano ancora parecchie ombre e verità mai scoperte. Pochi mesi dopo la
vicenda del Myster, quindi, il 23 dicembre 1978, il DC9 Alitalia Isola di
Stromboli che sbaglia l'atterraggio e finisce in mare. Successivamente, un anno
dopo, un Grumman Prowler EA-6B della Marina Usa precipita su Capaci dopo aver
sorvolato a lungo Palermo a bassa quota; il pilota, Robert Dark, muore perché
il paracadute si apre in ritardo. Arriviamo così al 19 dicembre 1979: il giorno
prima un altro pilota, stavolta tedesco, Walter Keller, si era salvato
ammarando con il suo Cessna che in volo da Monaco di Baviera a Palermo, aveva
avuto un guasto a un motore sopra Ustica; successivamente, sei mesi dopo, la
sera del 27 giugno 1980, la strage del DC 9 Itavia in volo da Bologna a Palermo
che esplode in volo proprio sopra la piccola isola, uno dei più grandi buchi
neri della storia d'Italia. Ma ritorniamo al jet privato del febbraio 1978, anche perché alcuni
risvolti di questa vicenda sono poco noti.
Alle 16,08 del 22 febbraio 1978, quando scatta l'allarme per
la sparizione del Myster, gli uomini radar di Punta Raisi cercano prima il
contatto radio, quindi bloccano l'atterraggio di un DC9 dell'Itavia previsto
per le 16,20 e lo invitano a perlustrare, senza esito, l'area del presunto
incidente. Dal porto di Terrasini, nel frattempo, si muovono i pescherecci e qualcuno
riferisce di aver sentito un forte boato proprio intorno alle 16. Nessun altro
"segno" di quelli che i soccorritori si sarebbero aspettati di
riscontrare nei mesi successivi, a parte una chiazza di carburante. Il Myster
sembra essere entrato in una dimensione parallela, qualcosa che ricorda tanto
il famoso film "Ritorno al futuro". Nel frattempo la cronaca ha pian piano vestito gli
abiti della leggenda. Protagonista indiscusso è Bepi Cajozzo, nonostante le
indagini cerchino di scavare sulle attività del jet di Francesco Maniglia.
Cajozzo quando scompare ha appena 31 anni, è uno dei personaggi più conosciuti
e di successo degli ambienti "in" di Palermo. Ha il physique du role
del cinema americano, è ammirato e corteggiato. Sfoggia moto di grossa
cilindrata, ostenta la sua passione per il paracadutismo, la pesca subacquea,
la guida degli aerei. È presente in tutti i luoghi della vita mondana di Palermo
e provincia, poi, d’un tratto, il lavoro sembra assorbirlo sempre più, inizia a
viaggiare con un ritmo sempre più vorticoso. Questo suo modo di vivere non
sembra però appartenergli, almeno in base alle dichiarazioni rilasciate dal
fratello il quale descrive Bepi come un uomo che aspirava soltanto alla
tranquillità tanto da andarla a cercare addirittura in Africa. Si trattava di
un intimo desiderio di solitudine oppure di una copertura per delle missioni
segrete? Alcune voci misero in giro la notizia che era ancora vivo, che si
trovava in Africa, altri giurarono che si trovasse in Brasile, ma perché tutto
questo mistero? Perché architettare una vicenda così complessa per sfuggire a
qualcosa? E soprattutto, a cosa? Perché dare questo dolore alla sua famiglia,
moglie e tre figli, uno di appena pochi mesi?
In ultimo, che fine hanno fatto gli altri due piloti?
Poco più di un anno dopo sparisce anche uno degli amici più
stretti di Cajozzo, Giancarlo De Grazia. Il giovane si trovava in barca al
largo della costa palermitana ed anche lui come il suo amico, svanisce nel
nulla. Fatale coincidenza? Misterioso fil rouge?
Oggi, dopo 44 anni, nessuna traccia; tutto rimane avvolto nel
mistero più assoluto!
L'intervista video e fonte: https://www.youtube.com/watch?v=lVSWY78cPIE
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